Un viaggio, quello percorso da Fabio Clerici, suddiviso, come fa notare Maria Cristina Del Torchio nella sua breve, ma intensa prefazione, in “due strade parallele, quella dell’itinerario per sentieri sconosciuti e l’altra, quella del viaggio negli strati della memoria”.
Nella prima strada, che è la prima parte del libro, dal titolo “viaggi con la valigia“, il poeta ripercorre i luoghi da lui realmente visitati, dando libero sfogo a tutto l’universo delle emozioni e delle sensazioni provate. Un percorso che, perciò, lui definisce “attraverso i cinque sensi“.
L’autore inizia il suo viaggio ripercorrendo le emozioni degli anni giovanili sopra treni cigolanti. E fin dall’inizio lo troviamo impegnato in quella che è la sua peculiarità stilistica fondamentale : una precisa scelta di parole, dai suoni allitteranti e legati ai sensi. Leggiamo qualche verso: Sferraglia dondolando / nel lento accelerare / il lungo serpentone… L’incedere dello stridere / di ferrose ruote nell’accelerare. L’allitterazione qui è data dalla lettera “r” che, ripetuta spesso nelle parole, fa “sentire” al lettore il procedere faticoso e tormentato del treno sui binari, verso la sua destinazione; e in realtà non è il solo sferragliare del treno, ma la fatica stessa, soprattutto psicologica, dell’autore ancora ragazzo, nell’allontanarsi dal luogo natìo.
Le composizioni che seguono si aprono alla descrizione di ambienti e paesaggi, sempre effettuata tramite una scelta di parole e dati sensoriali che permettono ai versi di trasformarsi in profumi, in colori, in sapori, in visioni luminose. Esaminiamo, a mò d’esempio, un’altra poesia, “Camminando nel tempo“, in cui il poeta racconta un suo viaggio a Schwangau, in Baviera, regione ricca di monti e di laghi. Anche ad una lettura superficiale si nota come l’autore sappia ben servirsi di termini onomatopeici e allitteranti per trasmettere suoni, rumori smorzati dell’ambiente, fusi a visioni di sereno e di luce. La luce è, forse, l’elemento sensoriale che torna più ricorrente del nostro, come si può notare in “Divino Pittore” in cui si descrive il lago Fuschl, Chi quella tela dipinse / ai colori donare materiale vita?,dice il poeta. Colori che si fanno quasi immateriali nelle “impalpabili case” ma che tornano a sfolgorare d’indicibile bellezza nelle “verdi propaggini aggrappate“, nel lago che è un dormiente smeraldo / nei verdeggianti prati insinuato.
Ma nessun senso è trascurato. Nella poesia “Dormi nei secoli“, dedicata alla città di Atene, è il senso dell’olfatto a prevalere, e che conduce il poeta a deliziarsi di “orientali profumi” delle spezie e a immergersi nel profumo di rosmarino e menta / di zafferano e timo. Sensazioni che si fondono, poi, con quelle visive delle cassette di “coloratissima frutta” e del “freschissimo pesce“, e con tutti gli altri dati sensoriali per dare, di Atene, l’idea di una città dove si può piacevolmente sostare. Ed è così che il poeta va avanti, col suo viaggiare tra città e ambienti , di ognuno descrivendone, e con efficacia, le caratteristiche più importanti, e dando alle sue composizioni come l’aspetto di una guida turistica.
La seconda parte, quella dei viaggi “senza valigia” è un penetrare, da parte dell’autore, attraverso i sentieri della sua memoria per raccontare il suo essere più profondo, e cioè le essenze costitutive dell’anima. Qui la poesia si fa più intimistica, più meditata, e l’anima viene messa a contatto con il vivere quotidiano per analizzarne le reazioni, i mutamenti, la catarsi: Anche qui viene raccontato il momento della partenza, col poeta intento a preparare il suo zaino con dentro l’occorrente, preoccupato anche di prepararsi “una cartina per mai smarrirsi“, costituita dai “solitari dolori”, da “una visione nuova del mondo”, dalla “nascente letizia”. Ora può attraversare i meandri del cuore, raccontando le sue esperienze infantili, oppure le avventure d’amore, forse per approdare, come lui dice citando Hugo Pratt, al di là degli oceani, in un’isola dove potrà riposare ed amare. Un viaggio, si ribadisce sempre all’insegna dell’intimità , perché,- ed ora cita S. Agostino – “gli uomini viaggiano per stupirsi degli oceani, dei monti, dei fiumi e delle stelle, e passano accanto a se stessi senza meravigliarsi”. Impreziosiscono il libro un bel racconto (un sogno inquietante) e diverse belle tavole pittoriche dell’artista Antonio De Blasi.
A cura di Vittorio Verducci per “Il Convivio”